Rimozione Alveare Api

Rimozione e Salvaguardia Alveare delle Api in ambiente urbano

E’ arrivata la Primavera e per le laboriose api è il momento della sciamatura, questo fenomeno naturale ha generalmente luogo tra marzo e giugno ma possono esserci sciamature precoci o tardive condizionate anche dalle condizioni climatiche, questo fenomeno consiste nella ricerca da parte di un gruppo di api operaie e di fuchi che, seguendo l’ape regina, vanno alla ricerca di un posto sicuro dove costruire il favo. Capita quindi molto spesso di ritrovarci degli alveari su una pianta del nostro giardino, nel cassonetto della tapparella di casa, intercapedini delle serrande, nei sottotetti, cuccia del cane, contatori …

In premessa bisogna segnalare che le api sono una specie protetta ed a rischio estinzione ed il loro contributo garantisce l’impollinazione dell’80% di ogni specie vegetale. Per la produzione agraria (ortaggi, frutta e semi) le api sono indispensabili ed uno sciame di api costituisce un piccolo patrimonio, per il miele e gli altri prodotti dell’alveare che può garantire. La loro casa “ L’alveare” (segue estratto Treccani) è un piccolo laboratorio chimico che fornisce all’uomo una vasta gamma di prodotti di alto valore curativo e nutrizionale come il miele ‒ il solo dolcificante usato dall’uomo per millenni, un alimento ricco di vitamine e di altri composti biologici ‒ o la cera, che ha rischiarato, in forma di candela, le nostre notti per tanto tempo.

Ma non è possibile dimenticare altri prodotti, quali il polline, una sostanza antistress, la propoli, una sorta di stucco che le api raccolgono sulle gemme degli alberi per calafatare l’arnia ‒ cioè chiuderne i fori ‒ e igienizzarla, ottima come antisettico e cicatrizzante, o infine la pappa reale, fonte di benessere e utile, sembrerebbe, per combattere l’invecchiamento. Anche il veleno prodotto da questi insetti è da tempo impiegato nella cura dei reumatismi! Ma la funzione essenziale delle api è quella di rendere possibile, o di promuovere, la produzione agricola, mettendosi così non solo al servizio dell’apicoltore e della sua bottega, ma dell’agricoltore e dei suoi campi coltivati. Fin dall’alba del mondo si è consolidata tra le piante a fiore e gli insetti una grandiosa alleanza, che consiste in uno scambio di favori: il fiore, con i suoi colori e i suoi profumi, attira gli insetti, offrendo loro il nettare ‒ in forma di goccioline secrete in fondo alla corolla ‒ e il polline, che costituiscono l’uno un dessert, da cui deriva il miele, e l’altro, per dire così, una bistecca vegetale. A loro volta, frequentando i fiori le api si sporcano di polline i peli del corpo e, passando da un fiore all’altro della stessa specie, lo fanno circolare in giro, dando così ali alle nozze delle piante, che non sono capaci di muoversi. Senza questo trasferimento, il bancone del nostro fruttivendolo resterebbe vuoto! Molti insetti funzionano come postini del polline per i fiori, ma l’ape è la più brava di tutti, perché, come aveva notato già il filosofo greco Aristotele circa ventitré secoli fa, se comincia con un fiore di melo resta fedele ai fiori di melo per tutto il giorno, non portando il polline su altri fiori a cui non servirebbe un bel niente!

Purtroppo però, negli ultimi dieci anni la popolazione globale delle api è diminuita rapidamente, per motivi ancora sconosciuti. Tale fenomeno è noto come “Sindrome dello spopolamento degli alveari”. È così che le aziende leader e gli enti di ricerca stanno unendo le loro forze per salvare le api e studiano il modo in cui la tecnologia attuale può essere applicata per risolvere questo problema di portata globale. Una recente ricerca in Italia che si è svolta tra il 2015 e il 2016 in Liguria, in una zona soggetta a incendi, in due aree di 400 mq ciascuna distanti tra loro qualche chilometro. In una delle due aree sono stati collocati alveari e in entrambe sono state delimitate cinque parcelle sperimentali in cui sono stati effettuati, ogni 15 giorni, rilievi sulla vegetazione e sugli insetti impollinatori, soprattutto api.

Proprio grazie al contributo delle api, su alcune specie vegetali vi sono state produzioni di oltre il 50% in più di semi. Quindi si può affermare che attraverso gli alveari di api domestiche si può intervenire, in maniera significativa e più rapida, per la ripresa della vegetazione di alcuni territori particolarmente svantaggiati.

Attenzione: come distinguere le api dalle vespe:

 

L’ape e la vespa sono due specie completamente differenti. Le vediamo girovagare nei prati, nei campi in fiore, nelle aree urbane e antropiche.

Sono insetti e presentano il corpo composto da tre segmenti: capo, torace e addome. Sul primo possiamo osservare le antenne sensoriali, due paia di ali e l’apparato boccale; sul torace due paia di ali e sei zampe funzionanti. Appartengono al raggruppamento sistematico degli Imenotteri che include insetti estremamente sociali quali api, vespe e formiche.

L’ape, Apis mellifera, si alimenta del nettare presente nei fiori favorendo l’impollinazione, un meccanismo fondamentale attraverso il quale trasporta il polline da una pianta all’altra. Il nettare viene impiegato per la costruzione di nidi cerosi. Presentano un colore giallo scuro che si alterna al nero.

La vespa, Vespula vulgaris, non produce miele in quanto è provvista di uno spettro alimentare diverso dalle api: si nutre di materiale legnoso che viene sfruttato per la costruzione di un nido cartaceo. Il corpo è a strisce nere e gialle chiare.

La Verdeidea Group è disponibile ad offrire il servizio di recupero e salvaguardia delle api attraverso la collaborazione con un APICOLTORE QUALIFICATO al recupero dello sciame e la sinergia dei propri mezzi (v. piattaforma aerea – esperienza ventennale nel settore della Disinfestazione).

 

 

 

Roma 26 aprile 2018

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